Ragdollamoremio
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CIOTOLE  KILLER

1^ parte

Premessa

Ammetto che prima di avere un cane non immaginavo che anche il cibo confezionato da marche altisonanti, fosse così pericoloso. Parallelamente all’elaborazione di questo lungo articolo, durata più di un mese a causa delle ricerche utili per documentarmi, diminuivo sempre di più la somministrazione di cibo industriale, relegandolo a casi sporadici. Via via che continuavo la stesura di quest’articolo, capivo che se avessi desiderato preservare la salute del mio cane, era necessario eliminare le scatolette preferendo cibi freschi, altrimenti lo avrei nutrito quotidianamente con un veleno instillato a piccole dosi.

Per i nostri animali domestici spendiamo oltre un milione di euro l’anno, fra mangimi e accessori vari, mentre gli Americani sfiorano gli 11 miliardi di dollari. Quello del pet food è un settore fiorente e redditizio, in rapida espansione, che cresce fino all’8% annuo. Da animalista mi sono chiesa cosa ci fosse realmente dentro scatolette, bustine e crocchette e cosa si nascondesse dietro la loro massiccia e variegata produzione. Pubblicità stuzzicanti, ma ingannevoli, occultano una spaventosa realtà.

Il pet food e la vivisezione

Le maggiori aziende produttrici di pet food dispongono di un numero cospicuo di cani e gatti per testare i nuovi prodotti messi in commercio. Si tratta di test NON OBBLIGATORI per legge., l’unica azienda a detenere permessi per la ricerca in Italia è la Friskies, che nei suoi laboratori di Bertiolo (Ud), compie esperimenti molto aggressivi. Ciò non significa che scatolette o crocchette di altre marche non siano testate: la maggior parte dei mangimi in commercio sono importati dagli Stati Uniti (dove solo la Friskies ha altri 2 centri di ricerca), Inghilterra eFrancia. Il mercato del pet food è monopolizzato da multinazionali come la Nestlé o la Procter & Gamble, proprietarie dei marchi più famosi. Le aziende riportate nella lista negativa (vedi 2^ parte) compiono direttamente o indirettamente esperimenti su animali. Spesso le aziende sostengono di non possedere laboratori propri, per negare i test di vivisezione da loro commissionati a laboratori esterni. Infatti è più difficile che test inutili e costosi vengano compiuti da aziende medio-piccole. Le associazioni animaliste come la PETA, continuano a eseguire indagini per portare allo scoperto queste crudeltà efferate nei confronti di creature indifese.
È possibile abolire i test su animali producendo mangimi di buona qualità, eseguendo un altro tipo di “esperimento”: elargire campioni di pet food a rifugi e canili, o a clienti che ne facessero richiesta (home test).

Case history: AROVIT e NATURAL LIFE PET FOOD

La Arovit, azienda danese produttrice di cibo per animali, si muove in tal senso. I suoi prodotti sono reperibili presso le catene della grande distribuzione (vedi sotto, lista 1) e non contengono aromatizzanti, coloranti, conservanti o farine di carne. Il nome Arovit infatti deriva da Aroma e Vitamine. La casa madre conduce in Danimarca gli home test: 300 possessori di cani e gatti somministrano all’animale un mangime Arovit ed uno di altra marca, osservano le loro preferenze e quindi riempiono una scheda di valutazione (sul sito istituzionale non è presente il marchio “Cruelty free”, o altre diciture affini, ma in più siti ho riscontrato che non effettuano test su animali).

Un marchio interessante è la Natural life pet food, attualmente distribuito solo in Lazio, Emilia e Campania (entro l’anno prossimo sarà disponibile in tutta Italia). Navigando il sito, ho trovato sulle FAQ conferma che l’azienda non esegue test su animali. Cito integralmente: “Do we do testing on animals? Unlike many other companies who are becoming infamous for their inhumane testing on animals, Natural Life chooses not to do testing on animals”. (Eseguiamo test su animali? A differenza di molte altre società che stanno diventando famigerate per i loro test disumani sugli animali, Natural Life sceglie di non testare sugli animali.)

Case history: IAMS e MARS

Dopo 9 mesi di indagini all’interno di un laboratorio utilizzato dalla Iams, l’associazione americana PETA ha mostrato al mondo un video con immagini shock (aprile 2003). I documenti diffusi dalla PETA parlano di test su cani e gatti sottoposti ad ogni genere di maltrattamento. Si denuncia che nei laboratori sono stati trovati:
- cani e gatti rinchiusi in gabbie piccole e sporche, alcuni per più di 6 anni;
- cani con le corde vocali chirurgicamente tagliate per impedirgli di abbaiare;
- cani e gatti con infezioni agli occhi e alle orecchie non curate, denti marci, zampe ferite, piaghe su corpo e zampe (a causa del pavimento a sbarre delle gabbie);
- gabbie tenute senza alcuna protezione su pavimenti di cemento freddi e umidi;
- animali innaffiati anche con sostanze tossiche durante la pulitura delle gabbie;
- animali terrorizzati e tremanti sul fondo delle gabbie, senza alcuna possibilità di socializzazione;
- canili sottoposti a umidità e caldo torrido d’estate e temperature gelide d’inverno.
Un’indagine della 
BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection, una delle più importanti associazioni animaliste inglesi), ha portato alla luce alcuni degli esperimenti compiuti su cani e gatti presso l’Istituto Waltham per l’alimentazione degli animali domestici, di proprietà dellaMars (sì, avete capito bene, l’azienda produttrice anche dell’omonima cioccolata, n.d.r.)

-Test sul funzionamento del colon: 24 cani
A 6 cani conformi a requisiti di robustezza ed altri 6 conformi a requisiti di delicatezza viene somministrata una razione di cibo 
Pedigree quindi, dopo averli sottoposti a clistere, vengono inserite manualmente attraverso il retto, per circa 10 cm, delle sacche per dialisi. L’operazione dura circa mezz’ora.
A 6 cani conformi a requisiti di robustezza e 6 conformi a requisiti di delicatezza vengono sottoposti a colonscopia con biopsia dei tessuti. Al sesto giorno di test vengono inserite sacche per dialisi, al trentesimo giorno viene somministrato il cibo Pedigree, al trentaquattresimo giorno ricomincia il ciclo con colonscopia, biopsia ed inserimento di sacche per dialisi.
-Test per la produzione d’idrogeno: cani
A un cane viene fatta indossare una pompa per la produzione d’idrogeno, inserita dentro una sacca, per un periodo fra le 4 e le 6 ore. Questo esperimento causava ansia ed angoscia e per questo la 
Waltham consigliava al suo staff di controllare gli animali almeno ogni mezz’ora.
-Induzione di lipidosi epatica: 15 gatti
I gatti vengono sovralimentati fino a raggiungere il 40% in più del peso normale. A 7 gatti viene inserito un tubo nello stomaco e somministrata una dose di cloruro di ammonio. Tutti i gatti vengono quindi messi in isolamento in gabbie minuscole fino a 6 settimane e tenuti a digiuno. Risultato: i gatti hanno perso dal 26% al 40% del loro peso corporeo, hanno sviluppato una grave forma di dissipazione muscolare, danni al fegato, letargia, anormalità nel sangue e disidratazione. A fine esperimento inoltre 11 gatti furono nutriti forzatamente tramite tubi. Questi test vennero in parte finanziati dalla 
Alpo, detentrice di marche come Felix e Friskies sotto la Nestlé.
-Studi sullo stato della vitamina D: 4 test sui gatti.
A 9 gattini appena svezzati è stata somministrata una dieta priva di vitamina D. Quattro gattini sono poi stati confinati in un luogo buio e privo di esposizione alla luce, mentre cinque sono stati messi dentro una gabbia di fil di ferro senza alcun punto in ombra, totalmente esposti alla calura del sole estivo, 3 ore al giorno per 5 giorni. A un gattino era stato tosato tutto il pelo sulla schiena per esporre direttamente la pelle al sole.

Ingredienti

Occhi, ossa, piume, becchi di uccello, zoccoli, code, teste ancora con targhette di plastica attaccate, sangue, intestini, tendini, mammelle, esofagi, legamenti, parti malate, putrefatte o cancerose degli animali macellati…  Ecco cosa si nasconde nei cosiddettisottoprodotti presenti neipet food, iI cosiddetti animali “4M” – malati, moribondi, mutilati o morti:
cavalli, elefanti, cani, gatti, volpi, opossum, cervi, serpenti: può esserci di tutto dietro la denominazione “farina di carne”. Negli Stati Uniti, dove viene prodotta la maggior parte del pet food, non è vietato riciclare nei mangimi i cadaveri di animali domestici soppressi perché malati, ai quali è stata praticata l’eutanasia con sodio pentobarbital (che sopravvive al processo di esecuzione e sarà ancora presente nel cibo), o quelli dei randagi,  carcasse di animali macellati scartate al momento dell’ispezione veterinaria, rifiuti dei salumifici, la pappa prodotta dal “passapulcini”, una macchina che schiaccia i pulcini appena sgusciati (un sistema usato negli allevamenti di galline ovaiole, per eliminare i pulcini maschi in eccesso,n.d.r.), carcasse di animali scuoiati provenienti dagli allevamenti di animali da pelliccia, animali morti negli zoo, topi da laboratorio.

Il termine farina indica che il prodotto invece di essere utilizzato fresco, viene riciclato. Il riciclaggio e l’estrusione (il metodo utilizzato per ottenere le crocchette) non sempre uccidono gli ormoni utilizzati per far ingrassare il bestiame, o per farne aumentare la produzione di latte, né gli antibiotici o i barbiturici. La cottura a temperature elevate può alterare o distruggere il valore nutritivo del prodotto, mentre non elimina del tutto il pericolo di contaminazione da batteri e tossine. Alcuni produttori cuociono il cibo una volta inscatolato, direttamente dentro lattina!
Additivi, conservanti, aromatizzanti, antiossidanti, coloranti, appetizzanti: nel cibo di scatolette e bustine troviamo numerosi composti chimici, alcuni dei quali molto nocivi. Tra i conservanti sintetici si trova il BHA e BHT, gallato di propile, usato anche come antigelo per auto. Fra gli antiossidanti utilizzati è stata rintracciata una sostanza simile all’agente Orange, un pesticida defoliante usato dagli Americani in Vietnam. I coloranti sintetici, oltre ad essere testati su altri animali, possono causare in dosi massicce seri problemi (es. aumento di colesterolo e diminuzione nel sangue di emoglobina e globuli rossi). Le aziende produttrici non hanno l’obbligo di indicare questi composti sull’etichetta.
Grassi rancidi: sono i responsabili dell’odore pungente esalato dalle confezioni di pet foodumido e secco, oltre che di gravi allergie ed altre patologie. Questi grassi vengono conservati in soluzioni chimiche e spruzzati direttamente sul cibo per renderlo più appetibile; vengono infine aggiunti esaltatori di sapidità, per completare l’opera. Gli “esperti” preposti alla creazione di alimenti per animali, hanno scoperto che cani e gatti amano il gusto di questi grassi.
Farine di carne, sottoprodotti, ossa, farmaci anche tossici, grassi, coloranti e conservanti,costituiscono gli ingredienti comuni nei pet food. Pensate a tutte queste porcherie, ogni volta che riempite la sua ciotola con una scatoletta. Sono presenti in percentuali elevatissime.

DiossinaPBB (fanno parte della stessa famiglia del DDT e PCB), antibiotici e altri preparati farmacologici,  sono i residui presenti nei mangimi per pesci; neanche il loro mangime è stato risparmiato.

Come viene prodotto il pet food 

Il cibo secco è creato con una macchina chiamata “estrusore“. La materia prima viene dapprima miscelata, manualmente o grazie a un computer, in base alla ricetta preparata dai nutrizionisti. Nell’estrusore si aggiungono acqua calda e vapore. Il composto è sottoposto a pressione e alte temperature, finché giungerà negli stampi che daranno la forma finale al prodotto. Il cibo viene lasciato ad essiccare e poi spruzzato con grassi, fermentanti o altre sostanze, per renderlo più appetibile. Anche se la cottura ucciderà i batteri, la sterilizzazione del prodotto finale può essere compromessa durante l’essiccamento, la copertura con grasso o l’imballaggio. 

Gli ingredienti sono simili per scatolette e bustine, la quantità di proteine, grassi e fibra è invece variabile. Una tipica scatoletta di cibo per gatti comprenderà circa il 50% disottoprodotti carnei. La principale differenza tra questi alimenti è il contenuto d’acqua. Non si può eseguire un raffronto fra le etichette dei diversi tipi di cibo senza una conversione matematica “su base secca”.
La preparazione del cibo umido prevede una miscelazione degli ingredienti di base con additivi; i cosiddetti “bocconcini”, prendono la loro tipica forma grazie all’estrusore, dopodiché il prodotto è pronto per essere cotto e inscatolato. Le scatolette sigillate sono infine poste in contenitori per la cottura a pressione, dove vengono sterilizzate. Alcuni produttori cuociono il cibo direttamente nelle scatolette, con tutte le conseguenze che tale manovra può comportare.
Affinché tali prodotti siano nutrienti, data la bassa qualità delle carni usate, presenti peraltro in minima parte, i produttori li arricchiscono con vitamine e minerali. Inoltre, come abbiamo già visto, il tipo di cottura utilizzato distrugge molte delle loro proprietà nutritive.

Effetti collaterali

L’idea che esista un pet food in grado di fornire a cani e gatti tutti i nutrienti di cui avranno bisogno durante il corso della propria vita, è un mito. Gli ingredienti primari della maggior parte del pet food commercializzato sono le granaglie. Molti consumatori acquistano lo stesso prodotto per lunghi periodi, costringendo gli animali ad assumere soprattutto carboidrati, con poche variazioni, mentre una buona dieta dovrebbe essere varia e bilanciata, contenendo anche proteine. I problemi legati alla dieta industriale causano le patologie più diffuse: diarrea e infiammazioni che porteranno gli animali ad avere problemi digestivi cronici, malattie del tratto urinario, con eventuale produzione di calcoli, intolleranze, allergie, disturbi comportamentali, cancro. Le cause: ingredienti scadenti o cattivi, contaminazione con batteri, muffe,  farmaci e tossine, scarso valore nutrizionale, abuso di additivi. Le diete ipercaloriche per cuccioli, provocando una crescita troppo rapida, possono causare nei cani di grande taglia, malattie delle ossa e delle articolazioni.

Le allergie alimentari sono diventate una malattia quotidiana e il mercato delle diete con “antigeni limitati” o “nuove proteine” è diventato un nuovo business. Queste diete sono state create per curare la progressiva intolleranza ai cibi industriali sviluppata dagli animali.

La composizione dei mangimi e i dosaggi suggeriti dai produttori hanno aumentato fra l’altro l’incidenza di altri problemi digestivi: alimentare gli animali una volta al giorno,  può causare irritazione dell’esofago, è più indicato somministrare due piccoli pasti.

Per cani e gatti, le malattie del tratto urinario sono strettamente legate all’alimentazione: ostruzioni, cristalli e calcoli, sono spesso aggravati dall’uso di pet food industriali. Nei gatti, si stanno diffondendo nuovi tipi di calcoli, causati dalle manipolazioni operate dai produttori sui mangimi, che modificano l’acidità dell’urina e la quantità di alcuni minerali. Anche i cani sviluppano calcoli a causa delle diete industriali.

Concludendo, è dimostrato che, sia nei gatti, sia in alcuni cani, la carenza di taurina può portare, oltre che alla cecità, a seri problemi cardiaci. Tale carenza in passato era spesso legata ad un quantitativo inadeguato di taurina nei pet food, che, per questo motivo, vengono attualmente addizionati con taurina.

Che fare?

Evitate di comprare le marche della lista 1, quella negativa, sono tutte testate su animali e acquistate quelle della lista 2positiva con riserva, non testate direttamente dalle aziende produttrici. Si consiglia vivamente di preferire le marche inserite nella lista 3positiva al 100%, perché non sono testate e in molti casi offrono prodotti vegetariani.

Bene anche le linee biologiche, purché fornite dell’apposito logo che le certifichi. Stampate e portate con voi le liste per distinguere gli alimenti da acquistare, cosa non sempre facile negli scaffali di negozi e supermarket e diffondetele fra i vostri amici e conoscenti.marchio cruelty-free

Imparate a leggere l’etichetta e a riconoscere il simbolo “cruelty free” nei prodotti da voi acquistati.

Sommergete le aziende incluse nella lista negativa di lettere di protesta, evitando i toni accesi, pur mantenendo un atteggiamento indignato.

Ove possibile, cucinate per il vostro cane o gatto, tenendo presente che le sue esigenze sono diverse dalle nostre: da evitare i cibi conditi, bene di tanto in tanto riso, pasta, carne, pesce, uova sode (se crude eliminate l’albume), carote e zucchine bollite. Allego un link del dott. Burns, proprietario dell’azienda omonima, con tutti i suggerimenti del caso: http://www.antba.com/downloads/Cibofattoincasa.pdf

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